Le parole di un vescovo cattolico

LA CHIESA DI OGGI - […] Mi ricordo una frase di Monsignor Lefebvre estremamente chiarificante sul combattimento e i problemi attuali della Chiesa, che lui ricollega a Cristo Re: «Le cose vanno male perché i prelati, i nostri prelati, i capi della Chiesa, non si curano più, non si preoccupano più del regno di Nostro Signore Gesù Cristo». Poi concludeva dicendo che non è possibile seguirli su questa strada. È vero: è un linguaggio che oggi non viene più compreso, per niente. Invece è una delle disgrazie più grandi, una sorta di riduzione alla regalità di Nostro Signore, che oggi non viene riconosciuta nella pratica, se non, eventualmente, dal singolo individuo… Ma riconoscere che la società, i paesi, le nazioni appartengono a Nostro Signore viene considerato un’idea da marziani dalla società e all’interno della Chiesa stessa. La tragedia è radicale perché lo stesso Signore delle Nazioni è anche il nostro Salvatore, il solo Salvatore dal quale sia possibile essere salvati, che è il capo sia delle Nazioni che della Chiesa: togliere una delle due parti – la parte nella quale si svolge la vita umana, cioè il mondo (infatti noi abbiamo un’anima e un corpo) – è molto grave, difatti corrisponde alla volontà dei nemici della Chiesa e significa togliere lo scettro a Nostro Signore. [...]

A proposito della coscienza

“Il compito finale della morale individuale e sociale consiste nel fatto che Cristo sia formato in tutti e in tutto. Da ciascuno di noi dipende il contribuire al conseguimento di questo scopo, formando Cristo nella nostra attività personale e sociale. […]

Si può non uccidere mai, non rubare, non infrangere nessuna legge criminale ed essere tuttavia disperatamente lontani dal regno di Dio. […] Persino il comandamento più alto e che racchiude tutto in sé – quello dell’amore – può essere compreso e accettato in senso falso, e non solo può, ma lo è stato e lo è […].

Gli uni in nome dell’amore verso Dio disonorano il nome divino con i loro fanatismi, gli altri in nome dell’amore verso il prossimo desidererebbero senza ostacoli consegnare alla rovina molti del loro prossimo. 
Che queste persone vadano consapevolmente contro la loro coscienza, io non mi azzardo a dirlo; ma che non abbiano verificato come si deve la loro coscienza, questo è chiaro.

Un'intervista non del Papa ma sul Papa ha fatto boom

Intervista al vaticanista Sandro Magister

Una semplice intervista data di getto, “impromptu”, al bravo giornalista Goffredo Pistelli per il quotidiano economico “Italia Oggi” ha fatto il giro del mondo al di là di ogni aspettativa.

È tutta e solo su papa Francesco. Ed è forse per questo che ha suscitato tanto interesse. Perché le domande e le inquietudini su di lui sono andate ultimamente crescendo in modo esponenziale.

Chi non l’ha ancora letta la trova qui, nel sito del giornale che l’ha pubblicata lo scorso 13 novembre: > Il papa disorienta molti vescovi

Effetto Bergoglio

Insieme a Fausto Bertinotti e a Eugenio Scalfari è Marco Pannella il più elettrizzato fan di papa Bergoglio (“viva il Papa!”, “noi radicali lo amiamo molto”, “vorrei diventare un cittadino del Vaticano”).
Una “stupefacente” conversione all’“oppio dei popoli”, la religione, come ultimo approdo consigliabile in vecchiaia, perché – non si sa mai – di là si potrebbe anche trovare la sorpresa di Dio?
No. Non c’è traccia di ritorno alla Chiesa cattolica, né di pentimento, né di cambiamento di vita, in questo colpo di fulmine che ha investito il leader di Rifondazione comunista e i due simboli dell’anticlericalismo, del laicismo e della scristianizzazione dell’Italia.
Anzi. C’è l’esatto contrario. C’è – da parte loro – la sensazione di un trionfo inaudito della cultura radicale e laicista – dopo la società italiana – addirittura nella Chiesa.
E da parte di Bertinotti c’è l’entusiasmo per un papa che si pone come nuovo leader rivoluzionario e noglobal del mondo.
Ma è proprio così? Non sarà che Scalfari e Pannella sono semplicemente gratificati dalle telefonate e dai colloqui, visto il loro Ego da sempre arroventato?
E Bertinotti non avrà equivocato l’invito alla “lotta” fatto da Bergoglio al Leoncavallo e compagni?
Ricordo che di intellettuali, giornalisti o politici rimasti folgorati dai papi ce ne sono state molte anche in precedenza. In particolare per il carismatico Giovanni Paolo II e per il sapiente Benedetto XVI.
In quei casi però si trattava di veri e propri ritorni alla fede cattolica o di “conversioni” culturali che inducevano ad aderire almeno all’insegnamento culturale ed etico della Chiesa.
Invece, ha spiegato Sandro Magister, la popolarità di Francesco “non provoca ondate di convertiti. Anzi, con lui c’è un certo compiacimento nella cultura estranea o ostile al cristianesimo”.
In che senso? “Nel vedere che il capo della Chiesa si sposta verso le loro posizioni, che sembra di comprendere e persino accettare”.
Quindi l’esultanza dei vari Scalfari, Pannella e Bertinotti non è quella di chi ha ritrovato la fede, ma di chi ritiene di aver “conquistato” perfino il Vaticano.

I silenzi di papa Bergoglio

Papa Bergoglio lotta col Leoncavallo e con Toni Negri e tace sui cristiani bruciati in Pakistan e sugli altri cristiani martiri dell'Islam, del comunismo e di altri persecutori.

Shahzad Masih aveva 28 anni e sua moglie Shama, 25. Due giovani cattolici con quattro bambini. Lei era incinta del quinto.
Lui lavorava come operaio molto sfruttato in un mattonificio (il cui padrone, musulmano, lo aveva già brutalmente picchiato) a Kasur, vicino a Lahore, in quel Pakistan in cui i cristiani sono considerati spazzatura.
Il 4 novembre scorso i due giovani sono stati falsamente accusati di aver profanato delle pagine del Corano, torturati per due giorni, linciati da una folla inferocita e alla fine gettati in una fornace e bruciati.
Questi macelli non sono rari. E’ un orrore continuo che i cristiani subiscono da una popolazione e da uno stato che quotidianamente li umilia e li tiene sotto minaccia di morte (con la famigerata legge sulla blasfemia).
Non è uno staterello, il Pakistan. Ha la bomba atomica e conta 180 milioni di abitanti (la sesta nazione più popolosa al mondo e il secondo fra i paesi musulmani dopo l’Indonesia).
Il rogo dei due cristiani per la sua ferocia è riuscito ad arrivare anche sulle cronache dei nostri giornali. Ma non ha mobilitato nessuno, né persone, né associazioni, né istituzioni.

Netta presa di posizione del Patriarca Elia

Dichiarazione dell’anatema su Francesco Bergoglio pronunciata dal Patriarca Elia (Patriarcato cattolico bizantino).

Oggi il 2 agosto 2013 la Chiesa Cristiana Orientale celebra la festa del Santo Profeta Elia.

In questo giorno il patriarcato cattolico bizantino in autorità di Dio Uno e Trino dichiara l'anatema, la maledizione di Dio secondo Galati 1,8-9 sul vescovo di Roma Francesco Bergoglio.

Il motivo è che egli ha abusato dell'ufficio ecclesiastico per violare le leggi di Dio.

Egli promuove l’immorale mentalità dell'omosessualità che è contraria all'essenza del Vangelo e distrugge tutti i valori morali.

Con questo, Francesco Bergoglio è escluso dal Corpo Invisibile di Cristo, occupa illegalmente il suo ufficio nell'organizzazione visibile della Chiesa,inoltre, con il suo silenzio ex-papa Francesco ha approvato eresie contemporanee e con i suoi gesti ha inoltre approvato il sincretismo con il paganesimo.

Le eresie contemporanee negano l'ispirazione divina della Scrittura, la Divinità di Cristo, l'Unicità

della sua Morte Redentrice sulla Croce e la Sua Reale e storica Risurrezione.

L'omosessualità promossa da Francesco Bergoglio è il frutto delle eresie contemporanee e del sincretismo.

Ogni vescovo, sacerdote ed ogni credente cattolico sono tenuti a separarsi interiormente dall'apostata Francesco, non possono più obbedire a lui né alla struttura alla guida della quale egli sta.

Se il vescovo, o sacerdote ricorda il suo nome nella divina liturgia dichiara pubblicamente di essere in comunione spirituale con apostata.

Anche su di lui grava la maledizione di Dio, l'anatema.

I credenti sono tenuti all'obbedienza a Dio e devono separarsi da questi traditori di Cristo.

Non possono più obbedirgli; se non l'avranno fatto, anche loro incorreranno in maledizione di Dio, l'anatema.

Francesco Bergoglio già prima ha espulso lo Spirito Santo ed ha accolto lo spirito dell'Anti-Cristo.

Lui non era e non è il vicario visibile di Cristo.

Egli è servo dell'Anti-Cristo e conduce le anime ingannate verso la perdizione eterna.


La presunzione dei dubbiosi

Oggi molti pastori della Chiesa amano seminare dubbi tra i fedeli. Alcuni di loro non seminano dubbi, ma permettono che altri lo facciano senza intervenire. Inutile fare degli esempi. Lo abbiamo visto prima del Sinodo, durante il Sinodo e dopo il Sinodo. Sembra che un fedele che sia saldo, fermo o irremovibile nella fede, come chiede San Paolo nella prima lettera ai Corinzi (15,58) e in quella ai Colossesi (1,23) sia in qualche modo fuori posto.

Dietro questa visione delle cose c’è l’idea che la fede sia ricerca e non possesso, percorso e non approdo. Essere saldi nella fede passa per arroganza. L’adesione a Cristo sembra che consista nel porsi delle domande e non nell’aver trovato la Risposta. Karl Rahner afferma che «la rivelazione naturale propriamente consiste nell’esistenza di Dio come domanda (e non come risposta)». Dio, per lui, è l’orizzonte che permette all’uomo di farsi domande, senza mai poter uscire da questo domandare esistenziale.

È evidente che qui si confrontano due visioni diverse della fede. Questa è sempre stata definita – per esempio da San Tommaso – come un “assenso” alla verità rivelata da Dio in virtù della sua autorità. La fede è un assenso, una adesione, non un dubbio. [...]

L'ecumenismo riscritto da Enzo Bianchi e Alberto Melloni

I capi della "scuola di Bologna" hanno messo in cantiere una nuova opera molto ambiziosa: una storia del movimento per l'unità dei cristiani finalizzata a una riforma integrale della Chiesa cattolica, a cominciare dallo smantellamento del papato nella sua forma attuale. In papa Francesco credono di avere un alleato.

A fine ottobre scorso papa Francesco ha ricevuto una delegazione di vescovi veterocattolici dell'Unione di Utrecht.

È una realtà, questa, numericamente molto piccola, ma portatrice di un modello di Chiesa che piace a non pochi cattolici progressisti. Riconosce al papa un primato d'onore, ma non accetta che egli sia infallibile né che abbia giurisdizione sui vescovi. Fa eleggere i vescovi da sinodi composti di chierici e laici. Nella messa dà la comunione eucaristica a tutti, basta che siano battezzati in una delle varie confessioni cristiane. Amministra l'assoluzione collettiva dei peccati. Consente le seconde nozze ai divorziati.

Propugna inoltre un ritorno alla fede delle origini e riconosce come pienamente ecumenici solo i primi sette concili, quelli del primo millennio, quando le Chiese d'Occidente e d'Oriente erano ancora indivise.

E su quest'ultimo punto converge con quanto sostiene da tempo la cattolica "scuola di Bologna", fondata da Giuseppe Dossetti e Giuseppe Alberigo e oggi diretta da Alberto Melloni, famosa in tutto il mondo per aver scritto e diffuso in cinque volumi tradotti in più lingue la storia del Concilio Vaticano II indiscutibilmente di maggiore successo, sebbene più volte stroncata da parte vaticana.

Bernanos e la lotta contro l'ipocrisia

Una cristianità può rifarsi, a condizione di correrne i rischi. E il mondo moderno non pare molto deciso a rischiare”[1]. Così si esprimeva Bernanos a proposito del rischio da assumere affinché esso divenga la strada necessaria per raggiungere ogni bene. Perché “il modo migliore di raggiungere la verità, è di andare fino in fondo al vero, qualunque sia il rischio che si corre” [2].

Sono parole che, pur proferite tanti anni fa, ancora oggi risuonano attuali, forse più ancora in questi tempi che non in quelli, perché è evidente che dinanzi ai nostri occhi c'è una cristianità (e ancor più una cattolicità) da difendere e ricostruire, dal momento che contro di essa si è scatenata un'impressionante opera di demolizione (operata persino da quella chiesa deviata che pare abbia preso il sopravvento sulla Tradizione e sul vero insegnamento di Cristo) che sembra ormai giunta al suo epilogo...è solo questione di tempo.

Molti Santi e grandi uomini di Chiesa hanno sempre evidenziato la necessità di cambiare prima se stessi per cambiare il mondo, sicché l'opera per salvaguardare la Fede e ricostruire tutto ciò che è stato e viene distrutto da un modernismo e da un nichilismo sempre più aggressivi, deve partire dal proprio io: ciascuno ha il serio e gravoso compito di migliorare se stesso, di essere un cattolico nei fatti e non a parole, per poter ambire al cambiamento e alla costruzione di un climax realmente cattolico. 

Qui iniziano i problemi perché non c'è nulla di più faticoso che la disputa col proprio io e le sue voglie, le sue ambizioni troppo spesso arroganti, i suoi progetti altrettanto spesso egoistici, la concupiscenza e la tendenza al male che risiede in ogni persona e che come una zavorra la trascina verso il basso.

La guerra interiore

Abba Macario disse: “Le insidie del nemico sono state chiamate con il nome di ‘notte’ e ‘tenebra’, come dice Paolo: Noi non siamo della notte, né della tenebra, ma del giorno (1Ts 5,5.8); certamente il Figlio di Dio è il giorno (cf. Gv 12,35-36) e il diavolo è la notte (cf. Gv 13,30). 
Ma se il cuore vince in parte queste guerre, i demoni per invidia tornano di nuovo da chi li combatte e cominciano a imporgli la guerra. In queste guerre il cuore è debole e l’uomo non è più in grado di custodire la purezza. Il nemico gli presenta la lunghezza del tempo, le fatiche delle virtù e la durezza della vita, perché grande è la fatica e il corpo è debole. 
Ma se il cuore, indebolito in questa lotta e stremato nelle fatiche del combattimento, rigetta lontano da sé il male e invoca Dio con il gemito della sua anima, allora il Dio buono e pieno di misericordia per la sua creatura le invia una potenza santa.