Lettura dei tempi presenti

Dall'elezione a Papa del card. Bergoglio, “discepolo” del card. Martini, se ne sono viste e sentite di tutti i colori. Obiettivamente, le parole dell'attuale Pontefice hanno spesso provocato sconcerto e confusione che altro. Si tratta del primo aspetto inquietante, se si considera che il disorientamento è provocato proprio da chi dovrebbe invece porre chiarezza, a maggior ragione se in questione ci sono temi centrali per la salvezza dell'anima. Tuttavia nessuno dei suoi predecessori ha potuto vantare un credito di fiducia illimitato come quello concessogli da una vastissima fetta di popolo cattolico (per non dire dal mondo intero) che non sa fare altro che osannarlo e acclamarlo ogniqualvolta apre bocca o compie anche solo un semplice gesto.

Per comprendere le "misteriose" ragioni di tale consenso non bisogna neppure andare troppo lontano: basta rileggersi i pronunciamenti del card. Martini e il chiaro pensiero sull'idea di Chiesa (cattolica?) che il famoso gesuita non mancava di esternare nei suoi libri e in molte interviste.
Ora, che Papa Bergoglio stia dando forma e concretezza alle speranze del suo mentore e di tutti quei contestatori che si sono spesso schierati contro l'insegnamento custodito nella Chiesa cattolica da quasi 2000 anni, è un timore che pare assai fondato.

Per la verità è dal 1962, dunque ben prima dell'avvento di Papa Francesco, che nella sinfonia liturgica e in quella dottrinale della Chiesa così come l'ha voluta Cristo, si odono stonature e storpiature che si sono propagate nel tempo e che oggi vengono replicate con un timbro sempre più acuto e minaccioso.

Già Mons. Luigi Carlo Borromeo (1893-1975), vescovo di Pesaro, nel suo Diario (3 dicembre 1962) scriveva: “Siamo in pieno modernismo. Non il modernismo ingenuo, aperto, aggressivo e battagliero dei tempi di Pio X, no, il modernismo d'oggi è più sottile, più camuffato, più penetrante e più ipocrita.
Non vuol sollevare un'altra tempesta, vuole che tutta la Chiesa si ritrovi modernista senza che se ne accorga. […] Il Cristo si salva nel modernismo ma non è Cristo storico; è un Cristo che la coscienza religiosa ha elaborato perché una figura umana, ben delineata e concreta, facesse da supporto ad esperienze religiose che non potevano essere espresse nella loro ricchezza e intensità per via di puri concetti razionali ed astratti. […] Così il Modernismo d'oggi salva tutto il Cristianesimo, i suoi dogmi e la sua organizzazione, ma lo svuota tutto e lo capovolge. Non più una Religione che venga da Dio, ma una Religione che viene direttamente dall'uomo
[...]”.

Ovviamente oggi, chi intende dare un nome all'eresia che si è propagata nella Chiesa (il modernismo, appunto), viene bollato sprezzantemente come tradizionalista, bigotto, cripto-lefebvriano...
Eppure, riannodando i fili della storia che si sviluppò al Concilio Vaticano II, magari prendendosi la briga di sfogliare gli scritti di quel mons. Marcel Lefebvre tacciato di essere un fastidioso disobbediente, si costaterà, forse con sorpresa per chi ha dato troppo per scontato, che proprio il vescovo francese è stato uno dei pochissimi sacerdoti capaci di custodire la Fede e difendere la Chiesa (memorabili le sue parole quando disse: “Facendo ciò che la Chiesa ha sempre fatto sono diventato vescovo; dal Vaticano II in poi, continuando a fare ciò che ho sempre fatto, sono stato scomunicato”) e che, in questi tempi, in cui tutto è capovolto e in cui i termini sono ormai svuotati di significato e usati a sproposito al solo scopo di screditare, non ha certo più senso parlare di tradizionalismo e cripto-lefebvrismo per il semplice fatto che o si è cattolici – nei fatti - o non lo si è. Punto.

Ma vi è un altro aspetto inquietante che impone serie riflessioni: ciò che impressiona è che la falsa chiesa che pare abbia preso il sopravvento più che mai, appare tuttavia inquieta, nervosa e indaffarata a seguire una sorta di sinistro canovaccio “a tempo”, con l'obiettivo di smantellare e distruggere quanto prima, come se il tempo a sua disposizione stesse per scadere, tutto ciò che di cattolico appare ancora rimasto in vita. Il susseguirsi di scandali e di pronunciamenti sempre più azzardati in ambito dottrinale, lo svuotamento della Liturgia, le azioni punitive contro chi non si allinea alla nuova teologia, le reazioni veementi contro chi ancora si ostina a voler rimanere cattolico (cioè fedele a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato)... ne sono tipici esempi. E che la Chiesa bergogliana stia pigiando il piede sull'acceleratore seguendo tale linea programmatica è di assoluta evidenza.

Stiamo esagerando? No, perché davanti ai fatti, è noto, non ci può essere partigianeria di sorta ma soltanto la cruda e nuda evidenza della realtà, con tanti imbarazzi dei baciapile normalisti e di quanti ancora si cimentano nel gioco delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo...

Entrando nello specifico: chi vuole vivere la cattolicità in maniera autentica e coerente viene represso e distrutto (dalle autorità vaticane!) con incredibile ferocia e cinismo: è il caso dei Francescani dell'Immacolata, i quali hanno osato dotarsi di uno spirito critico dinanzi al Concilio Vaticano II, indetto convegni di approfondimento sulla massoneria e, fatto determinante, indirizzato la propria spiritualità abbracciando, e non rinnegando, la Tradizione e la Messa “di sempre”, in rito antico.

Poi è toccato a fides et forma e riscossa cristiana, siti gestiti rispettivamente da Francesco Colafemmina e da Paolo Deotto. Il primo ha assaggiato le carezze della chiesa della misericordia (una “bella” querela) di padre Alfonso Bruno (FI ribelli e parecchio “permalosi” con chi ha osato portare alla luce alcuni fatti non proprio edificanti che li riguardano).
Sul secondo si è scatenata l'ira (con annessa diffida di querela) di un guru della chiesa all'avanguardia: quell'Enzo Bianchi, priore di Bose e di tutti i seminari progressisti, infastidito per alcuni articoli critici pubblicati in merito alla sua “curiosa” dottrina pontificata come verità assoluta.

A quanti ancora si stropicciano gli occhi, increduli per quanto sta accadendo nella Chiesa, basta avvicinare il proprio parroco o un qualsiasi sacerdote della propria parrocchia e avanzare la richiesta di una Messa in rito antico. Si preparino ad un 'altra dimostrazione di “misericordia”.

Ecco dunque il volto della Chiesa bergogliana del dialogo e della tolleranza verso tutti tranne che per coloro che non si allineano al pensiero dominante del “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo” (Papa Bergoglio a Scalfari).

Questa teoria, tanto bislacca quanto tremendamente lontana anni luce dall'insegnamento di Cristo, è rivelatrice di una Chiesa i cui vertici e le cui personalità più influenti appaiono palesemente alle prese con una crisi di Fede devastante, che si traduce in una nuova dottrina, in una nuova liturgia, in una nuova morale...in sintesi, bisognerà pur dirlo chiaramente: non vi è più appartenenza alla religione cattolica bensì adesione più o meno esplicita ad una religione altra.

Davanti a questo sfacelo, dobbiamo resistere e proclamare con forza: noi vogliamo rimanere cattolici!

Dunque preghiamo per la Chiesa e per il Papa, affinché questi sia Pietro e agisca di conseguenza.

Preghiamo per tutti quei sacerdoti in crisi d'identità (impacciati persino nell'indossare la talare, tant'è che sono sempre in borghese, in incognito), affinché siano fortificati dalla Fede per divenire guide affidabili e coraggiose nel condurre il gregge a loro affidato.

Che la Madonna soccorra quanti saranno chiamati a difendere la Chiesa di Cristo in questi tempi tanto bui e dolorosi per l'affermazione e la testimonianza della Verità.